Il Sacro Birmano

Prima di parlarVi del suo aspetto, del suo carattere e delle diverse ipotesi formulate sulle sue origini, vi voglio raccontare una storia che parla di una Dea, di monaci orientali rinchiusi in un tempio, di una statua, di un vecchio saggio e di un gatto. Tanti secoli fa nella penisola indocinese all'interno di un tempio eretto in onore della Dea Tsun-Kian-kse vi era costudita una preziosissima statua tutta d'oro che aveva come occhi due splendidi zaffiri blu. A protezione del tempio c'erano cento monaci ogni dei quali accudiva un gatto in cui si sarebbe rincarnato dopo la morte. I cento gatti erano tutti uguali: bianchi con le zampe  color terra. Fra i cento monaci Mun-Ha era il più saggio ed il più anziano di loro, accanto a sè stava sempre il suo gatto Sinh. Un giorno, degli uomini spinti dall'avidità, irruppero nel tempio per saccheggiarlo e per trafugare la statua. Mun-Ha si oppose con tutte le sue forze ma non era più forte come un tempo ed i briganti ebbero il sopravvento e lo uccisero. Allora, il suo fedele gatto balzò sul corpo del suo padrone e fissò intensamente la statua della Dea.    In  quel  momento  avvenne  la  magia: il  mantello  del   micio
divenne dorato, i piedini  candidi, ed i suoi occhi blu come gli zaffiri della statua. L' avvenimento spaventò i malfattori che fuggirono terrorizzati. Sinh da quel momento non volle più nè mangiare nè bere e dopo sette giorni morì. Quel giorno tutti i restanti novantanove gatti subirono le stesse trasformazioni: il mantello divenne dorato, i piedini bianchi e gli occhi blu. Questa splendida leggenda racconta la nascita del Sacro Birmano. Un racconto affascinante che nasce dal fascino e dall 'eleganza che questo gatto porta con sè. I genisti però, uomini di scienza e con i piedi ben piantati a terra, ci riportano alla realtà, rammentandoci le ibridazioni fatte dagli allevatori agli inizi del secolo nel tentativo di trasferire su gatti a pelo lungo la colorazione Siamese. La strada che portò alla nascita del Sacro Birmano fu lunga e tortuosa ed iniziò con incroci fra gatti Persiani ed Angora ad occhi azzurri. Partendo da queste combinazioni che nacquero i primi esemplari tra i quali vanno sicuramente citati quelli posseduti dalla Principessa Ratibor e Poupèe de Madalpour, primo Birmano assoluto presentato ad una mostra felina: era il 1920, la sua bellezza e la leggenda che la circondavano conquistò il pubblico francesce dell'epoca. I giornali diedero risalto all' avvenimento riportando anche numerose versioni discordanti, ma sempre piene di mistero e di fascino, sulla sua provenienza. Per alcuni, Poupèè, era nata da una coppia di gatti Birmani che due turisti francesi ricevettero in dono dai monaci Kittas. Altri parlano, invece, di gatti sacri del tempio Lau-Tsun in Indocina presi da un inserviente per rivenderli al miliardario americano Vanderbilt. La storia del ns. amico, oltre a portare con sè un alone di leggenda, è condita anche d' interessanti aneddoti. Ad esempio: nonostante gli sforzi profusi dagli allevatori, i primi ad ottenere un esemplare con le caratteristiche del Sacro Birmano furono dei ricercatori americani dell' Harvald Medical School, di tale gatta, però, si persero presto le
 

 

tracce in quanto il team di ricerca era interessato ad ampliare le nozioni genetiche e non certo a dar vita ad una nuova razza felina. Razza, quella del Sacro Birmano, che grazie alla sua elegante bellezza ha ormai conquistato notevole popolarità e molti sono i suoi allevatori sparsi in tutto il mondo. La caratteristica principale del gatto Birmano è il guantaggio, ossia i piedini bianchi,  candido. Nelle mostre feline i guanti devono essere di un bianco assoluto, e si devono raggiungere l'articolazione oppure nella zona tra le dita ed il metacarpo che non deve essere superato. Molto pelo il mantello dorato, che puo' essere lungo o semilungo, setoso con poco sottopelo. Colpisce, ovviamente, anche il colore degli occhi: un blu intenso e luminoso. La testa ha la fronte leggermente bombata ed orecchie medie e ben distanziate. Le guancie sono piene, il mento forte. Il corpo, forte e robusto, è leggermente allungato con zampe corte ma forti, la coda di media lunghezza è a pennacchio. Di carattere, il Sacro Birmano, è tranquillo, sereno, equilibrato, affettuoso, nient'affato aggressivo. E' esuberante gli piace correre, arrampicarsi e giocare sia da cucciolo, quando pare farlo senza fine, che da grande, ed e' estremamente adotta ai bambini sia per il carattere docile che per l'indole giocherellona. Caratteristica è la sua posizione da sdraiato: non raccoglie le zampine sotto di sè ma piuttosto le stende in avanti lasciando bene in vista i guanti dei piedini in un atteggiamento tenerissimo.
 Il colore blu zaffiro dei suoi occhi viene esaltato dal mantello folto e dorato

Una curiosa e tenerissima espressione nella caratteristica posizione del Birmano a mostrare i guantini

gattoamico piccolo
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Birmano seduto
Sacro Birmano