COSI' TENERO ED INDIFESO

Che diventò impossibile non metterlo in una tasca del maglione e portarlo a casa.

Ancora ricordo quella mattina di settembre: camminavo immerso nel silenzio delle strade di periferia ancora vuote ed il freddo, la rugiada e la nebbia mi mettevano una leggera malinconia addosso. Assonnato ed assorto nei miei pensieri, maledicevo ancora la sveglia e rimpiangevo di aver resistito alla tentazione di non andare al lavoro e di rimanere nel dolce calduccio delle lenzuola; quando sentii un lieve miagolio, una voce sottile e flebile che giungeva dalle mie spalle. Mi fermai, mi voltai e guardai intorno per capire meglio da dove provenisse. Lo sentii di nuovo e l'intonazione, il suono acuto, davano la sensazione di una richiesta disperata d'aiuto. Capii la direzione d'origine e stupito, feci un passo lento verso gli scatoloni e le buste che affiancavano e sovrastavano i cassonetti dell'immondizia. Il suono veniva da lì !! Non c' era dubbio, ma

nessun micio si vedeva. Allungai,  allora, deciso il passo, e con rabbia, cominciai ad aprire scatole, buste e cassonetti gettando in aria, dietro a me tutto ciò che mi intralciava nella ricerca. Quando finalmente aprii quella scatola, gettata insieme a vecchie reti ortopediche, scarpe rotte, e scarti di ogni genere, non so se in me era più forte la rabbia nei confronti di chi aveva buttato come un rifiuto un vita oppure la meraviglia per quell' esserino piccolo come un pulcino che mi guardava con occhi imploranti. Il micio era infreddolito ed impaurito, il suo pelo diradato ed era chiaramente denutrito. Con entrambe le mani, a forma di conca, lo presi delicatamente dalla scatola e mentre lo portai a me, sentii il suo calore, il suo cuore che batteva veloce, forse per la paura o forse per il lungo pianto: chissà da quanto si trovava lì!. Quando l' appoggiai al petto nel tentativo di scaldarlo, la sua testolina si muoveva, spingendo e strusciando su di me per farmi le fusa. Quel gattino era così tenero ed indifeso, che diventò, anche per me che non avevo mai avuto animali in casa, impossibile non metterlo in una tasca del maglione e portarlo a casa. Nel breve tragitto che mi riconduceva nella mia abitazione, mi accorsi che la nebbia era svanita, l'aria si era intiepidita e scorsi dietro gli antennoni ed i palazzoni della città i primi raggi dell' alba. Non maledicevo più la sveglia, ma certo quel giorno non sarei andato al lavoro; c' era qualcosa di più bello ed importante da fare: accudire e conoscere Paciocchino. Già, Paciocchino, era questo il nome che avevo deciso di dare al mio primo gatto. Paciocchino, pensai fra me, ed un sorriso mi nacque spontaneo.

 

micio
 Quando lo trovai, Paciocchino, malnutito e gettato fra i rifiuti era al limite della sopravvivenza : oggi è un gattone di  9 Kg.
gattoamico piccolo
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